La storia è nota. Francia, XVIII secolo: un giovane principe superbo ed egoista viene tramutato in bestia per mano di una fata. L’incantesimo si romperà solo se una fanciulla si innamorerà di lui. Il destino vuole che la sua vita si incroci con quella di Belle, una giovane ragazza desiderosa di fuggire da una vita noiosa, il padre infatti chiede asilo in un castello non sapendo che lì vive la bestia e viene fatto prigioniero. Belle va a cercarlo e, trovatolo nel castello, si offre in ostaggio al suo posto. La “Bella e la Bestia”, griffato Disney e uscito nel novembre 1991 è stato ed è tuttora una delle produzioni più celebri ed acclamate. E’ una favola, e come tale sottende una gamma di temi e spunti di riflessione. Il più profondo e difficile dei quali è quello dell’accettazione dell’altro, presupposto su cui si può costruire la propria felicità e l’amore. Bella, o Belle (alla francese), infatti, si innamora del principe ma senza sapere che in realtà lo fosse, ama quella Bestia accettandola per ciò che è senza avere la pretesa di cambiarlo e fa di più: lo lascia libero di esprimere il meglio di sè stesso.
La prima versione della fiaba edita fu quella di Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, pubblicata in La jeune américaine, et les contes marins nel 1740, con radici nel mito di Amore e Psiche dell’Antica Grecia, di questa fiaba esistono numerose versioni cinematografiche, la più celebre delle quali vinse un PRemio Oscar come miglior colonna sonora nel 1992, un Golden Globe, un Grammy Award e molti altri riconoscimenti minori.
Il musical, realizzato dalla Compagnia Nerverland è patrocinato da “La band degli orsi” dell’ospedale Giannina Gaslini di Genova, un’associazione nata nelle stanze dell’ospedale pediatrico genovese, accanto a bambine e bambini ricoverati e che negli ultimi 20 anni per le famiglie dei piccoli pazienti ha creato, acquistato, allestito e curato molti luoghi di accoglienza gratuiti e gestiti da volontari che accolgono i genitori che arrivano da lontano, spesso improvvisamente. Nelle stanze e nei reparti accanto ai ricoverati, formati annualmente con rigore, centinaia di volontari giovani e volontari nonni – gli Orsi Band – portano allegria e ascolto, gioco e leggerezza.