La Protezione Animali savonese ritiene inutili e crudeli le ordinanze dei sindaci che, in presenza di cinghiali in città, oltre al giustissimo divieto di alimentarli, chiedono alla polizia regionale di installare gabbie per la loro cattura; gli animali che vi finiscono attirati dal cibo, secondo disposizioni regionali debbono essere uccisi con una fucilata a bruciapelo (a parte qualche femmina inviata ai campi di addestramento per cani da cinghiale) e ciò sicuramente turba pesantemente il personale addetto; meglio invece trasferirli e liberarli in campagna (la legge proibisce giustamente l’immissione di soggetti d’allevamento ma si tratta invece di uno spostamento di un soggetto GIA’ presente in natura); il cinghiale è infatti un animale molto intelligente e sociale, memorizza l’evento e quasi certamente non tornerà più in zona.
“Dopo l’uccisione dei catturati infatti ne arrivano di solito altri e la storia ricomincia, dimostrando che la feroce soluzione è inutile ed è l’ora di ascoltare l’Enpa; che da tempo predica inascoltata che occorre costringere con ordinanza sindacale le locali squadre cacciatori – è solo loro la colpa della situazione, poiché negli anni 80 hanno liberato (e alimentato) nei boschi cinghiali e caprioli al fine di farli crescere numericamente e poterli poi cacciare – attraverso gli Ambiti di Caccia, ad effettuare periodiche e frequenti battute incruente, solo con cani a guinzaglio, per spingere ogni volta i cinghiali verso monte, finché non capiranno che la zona è per loro pericolosa“.
