Oggi è stato ascoltato l’ingegnere chimico di Arpal Massimiliano Pescetto insieme ad altri due colleghi.
Prosegue in Tribunale a Savona il processo a Tirreno Power per disastro ambientale e sanitario nel quale sono coinvolte ben 26 persone. Il tema è quello degli esiti dei controlli effettuati sulle emissioni della centrale di Vado Ligure, analizzando i dati della rete di monitoraggio della qualità dell’aria effettuati da ARPAL che aveva ravvisato irregolarità. Oggi è stato ascoltato l’ingegnere chimico di Arpal Massimiliano Pescetto insieme ad altri due colleghi.

«Le deposizioni dei tecnici dell’Arpal, dicono da Tirreno Power un comunicato stampa, hanno confermato che la qualità dell’aria nel savonese è sempre stata ottima e che con la centrale aperta o chiusa non è cambiato sostanzialmente nulla. E’ emerso in modo chiaro che le contestazioni per presunte violazioni dell’autorizzazione ambientale erano già state smentite dagli atti ufficiali dello stesso ministero dell’Ambiente. Dal dibattimento si è appreso che i limiti alle emissioni delle polveri, secondo l’accusa, sarebbero stati superati ma solo una volta in 49 anni di funzionamento della centrale e precisamente, alle ore 11 dell’11 febbraio 2013, dato registrato mentre gli strumenti erano in fase di taratura e palesemente alterato. Anche il presunto superamento delle emissioni di cromo si è rivelato dalle deposizioni del tutto infondato: Arpal ha effettuato un prelievo al camino completamente inattendibile, con valori oltre mille volte al di sopra di quelli riscontarti in tutti gli altri prelievi, presumibilmente per un errore meccanico della manovra e questo ha determinato l’unica occasione in cui i dati medi sono risultati sopra i limiti. Dal processo sta emergendo in maniera sempre più chiara che non c’era alcun motivo, né grave né urgente, per il sequestro della centrale con il conseguente disastro sociale che si doveva e si poteva evitare»