Savona. I due camalli Savonesi, come tutte le mattine di estate, andavano a fare il bagno sulla spiaggia deserta a quell’ora, di Corso Colombo, nuotavano nei pressi del pontile della Società Negri, allontanatisi un pochino dalla riva, si accorgevano del galleggiare di molti pesci morti, poi notavano sul fondo sabbioso una macchia scura indistinta, che nei giorni precedenti non c’era, incuriositi ed essendo abili nuotatori, si immergevano e grande fu la loro sorpresa nel trovare sul fondo, un vagonetto con un uomo legato ad esso. Trafelati i due corsero sulla strada e incontrarono una pattuglia di agenti della Polizia a cui comunicavano il fatto. Dopo poco tempo arrivava sul posto il Procuratore, un Commissario e alcuni agenti di Polizia oltre al medico legale. Una gru estraeva dall’acqua il vagonetto e si poteva notare che legato ad esso c’era effettivamente un uomo all’apparente età di 40 anni, vestito in modo dimesso con una giacca e un gilè di colore grigio, pantaloni in frustagno, scarpe scalcagnate, un foulard al collo, baffi e barba corta biondi, sul mento si notava una lunga ferita . Il corpo era legato al vagonetto con una fascia di quelle che usano i marinai per cingersi la vita. Nelle tasche dello sconosciuto solo qualche fazzoletto, una matita di colore rossa , un frammento di specchio e una scatola di cerini e niente documenti. Si stabilì che i pesci erano morti a causa dello scoppio di una bomba, era molto diffuso l’uso di esplosivi per fare incetta di pescato in modo veloce anche se illecito, tuttavia c’era anche il sospetto che l’uomo fosse stato intontito, legato al vagonetto fatto precipitare dai binari del pontile e poi come ulteriore garanzia della sua uccisione definitiva, qualcuno aveva gettato l’esplosivo per finirlo ed impedirgli di liberarsi e risalire in superficie. Qualcuno lo voleva morto a tutti i costi. La cosa strana è che nessuno abbia sentito ne il tonfo del vagonetto che veniva spinto in acqua da una altezza di 6 -8 metri e soprattutto che nessuno abbia sentito il botto dell’esplosivo in acqua. Dopo che il cadavere fu fotografato , venne portato alla camera mortuaria. Secondo alcune ipotesi investigative, il delitto sarebbe maturato nell’ambiente dei pescatori di frodo, quelli che in barba alle leggi usano per pescare gli esplosivi e che in genere usano questi artifizi la notte, proprio per non essere visti. Forse, il vagonetto era il luogo dove i pescatori nascondevano l’esplosivo e forse, era anche il luogo dove proprio quella notte lo sconosciuto si era addormentato magari dopo aver bevuto un po troppo. Un altro mistero a Savona, uno dei tanti già all’epoca.
Robert Nicolick