Economia In Primo Piano Savona

Resilienza, coraggio e competitività: il quadro economico del Savonese nell’assemblea dell’Unione Industriali

 

Resilienza degli imprenditori, coraggio e competitività. Sono gli elementi che hanno segnato il rilancio economico della Provincia di Savona nel corso del 2022. I dati sono stati divulgati in occasione dell’assemblea annuale che ha tratteggiato le caratteristiche economiche e produttive del territorio che si piazza al secondo posto dietro alla provincia di Milano in termini di crescita: un risultato eccellente per una provincia che conta 270.000 abitanti. All’assemblea hanno partecipato, oltre alle autorità locali e ai rappresentanti del tessuto economico della provincia anche il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi. Malgrado le tante difficoltà legate alla carenza infrastrutturale e al cosiddetto “inverno demografico” che segna un lento ma costante depopolamento del territorio, l’area savonese è ancora caratterizzata da una forte presenza industriale dovuta alle manifatture leader di prodotto e una rete di pmi che investono creando occupazione, tutto questo in un contesto in cui il turismo si conferma settore trainante, una logistica portuale che verte sugli scali di Savona e Vado Ligure ma che vede anche la presenza di numerose vertenze occupazionali non ancora risolte, l’assenza di giovani che studiano fuori provincia ma anche fuori regione senza fare ritorno: malgrado 23.000 nuovi posti, sono 9.000 i posti che rischiano di rimanere scoperti.

Tra i punti di forza anche la buona qualità della vita nell’ambito di una sostenibilità economica e sociale con connessioni digitali accettabili (anche se non tutto il territorio è coperto), servizi sanitari, sociali e educativi migliori e più capillari, efficienti trasporti pubblici su gomma e rotaia, e infrastrutture di grande scorrimento: tutte precondizioni per una competitività e attrattività del territorio, ritenute essenziali per permettere la realizzazione di un ecosistema favorevole alla crescita e alla creazione di impresa, mantenendo una buona vivibilità del territorio, sia per il turismo, sia per tutti coloro che lo vivono e lavorano. La più grande lacuna è la mancanza di infrastrutture adeguate: il raddoppio ferroviario da Finale Ligure ad Andora, il casello di Bossarino che possa dare respiro al traffico portuale su gomma, il completamento dell’Aurelia bis, la variante A6, l’avviamento dello studio preliminare di fattibilità della bretella Carcare/Predosa, il riammodernamento della linea ferroviaria Savona/Torino, le opere viarie e ferroviarie di ultimo miglio per l’accesso ai porti di Savona e Vado realizzando il sistema delle aree Buffer Savonesi e avviando la ZLS vadese e la più generale mancanza di collegamenti idonei con l’entroterra. Ma è necessario risolvere questi problemi per consentire uno sviluppo completo al commercio portuale e alle aree retroportuali.

“Ricostruire e costruire correggendo i difetti e le problematiche, tutti quei prerequisiti, quelle condizioni che servono per poter ripartire, per dare rinascita, sviluppo e vita al sistema produttivo. Se si vuole si può fare, questo è il messaggio alla politica. È finito il tempo dell’attesa: dateci le infrastrutture che ci servono per vivere e sopravvivere.Servono l’ammodernamento e la semplificazione del Paese, la creazione di una rete efficiente ed efficace territoriali di servizi sociosanitari, educativi-formativi, per l’infanzia. Abbiamo bisogno che questo gap infrastrutturale che riguarda sia l’infrastrutturazione digitale, sia strade e ferrovie venga risolta. Lo stiamo soffrendo da troppo tempo. Ci aspettiamo che non si perda più tempo, che i progetti vengano approvati, finanziati e quindi aperti i cantieri”, ha affermato il presidente dell’Unione Industriali savonesi, Angelo Berlangieri.
 
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha fatto il punto sull’orizzonte dell’elettrico nel settore automotive: “Stiamo consegnando il mercato dell’automotive ai produttori asiatici che determineranno i prezzi perché saranno in regime di monopolio le auto elettriche sono costosissime. Non compreremo macchine nuove ma avremo macchine vecchie effetto Cuba dove la gente gira oggi con le auto degli anni sessanta. Molte aziende se non chiuderanno sì ridurranno di molto. Un esempio? Nelle macchine elettriche ci sono molto meno bulloni che nelle tradizionali, sapete dove sono le più grandi aziende produttrici di bulloni? In Italia. Il Governo deve fare un tavolo ad hoc perché è un problema serio 140.000 lavoratori a rischio, la sostenibilità ambientale passa per quella Sociale. Diteci effetti e costo sociali, altrimenti diventa facile scaricare sugli imprenditori i problemi sociali“.
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

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