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Giampaolo Parini sul Priamàr, una mostra bellissima e commovente, giusto tributo ad un grande artista

Incontrare Giampaolo Parini, per la strada, era piacevole. Perché ti guardava e ti chiedeva, prima che tu riuscissi ad aprir bocca: che cosa fai di bello? Non ti diceva – come fanno tutti gli artisti in preda al proprio incontrollabile ego – che cosa faceva lui. Ti chiedeva che cosa facevi tu. E ti stava a sentire. Curioso e gentile, col suo bel sorriso e gli occhi bene aperti sopra di te.
Forse è per questo che di Parini ci sono molte cose che non so. E forse è anche per questo che la mostra allestita con amore dalla famiglia sul Priamàr mi ha lasciato senza fiato.
Quale artista è stato Parini! Quale magnifico dispensatore di bellezza e di gioia! Quale poeta!
Scrivo queste righe (ed uso gli esclamativi, che non sono nel mio stile) ancora in preda all’emozione e alla commozione, con ancora le lacrime negli occhi per averlo rivisto – in un bel video realizzato anni fa da Fulvio Cerulli – lavorare ad uno dei suoi tanti capolavori di nudo iperrealista.
Forse abbiamo tutti un po’ sottovalutato Parini. Come, di solito, si sottovalutano quelli troppo bravi.
Parini era un artista nel vero senso della parola, sensibile alle correnti nazionali e internazionali (in mostra ci sono alcune sue incredibili tele pop) ma soprattutto consapevole di quello che desiderava essere e fare.
E lui voleva essere un artista classico, coraggiosamente classico. Questo voleva essere. E un’arte classica voleva fare.
E credo che, alla fine, ci sia riuscito.
La mostra resterà aperta fino al 23 luglio.
Fatevi un regalo, andate a visitarla.

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