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Al via le procedure per la creazione di un marchio bio 100% italiano

Al via le procedure per istituire un marchio che garantisca il vero prodotto biologico 100% italiano. “Le importazioni di prodotti biologici extra Ue sono cresciute del 40% lo scorso anno, ecco perché serve velocizzare l’avvio di un contrassegno per il bio Made in Italy: per tutelare le aziende agricole dalla concorrenza sleale e garantire trasparenza ai consumatori”. Esordiscono così Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale, all’annuncio da parte del sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Luigi D`Eramo, dell’avvio delle procedure per rendere operativa l’istituzione del marchio che identificherà il vero prodotto da agricoltura biologica 100% tricolore.

“Gli arrivi di cibo biologico extra Ue in Italia sono passati,” spiegano Boeri e Rivarossa, “dai 177 milioni di chili del 2022 ai 248 milioni del 2023, secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue, mentre quelle totali nell’Unione Europea sono diminuite del 9%. Un trend che mette a rischio i record del settore che, grazie alle 84mila aziende agricole attive sul territorio nazionale e ai 2,5 milioni di ettari, vede il nostro Paese leader a livello europeo. Per questo ci riteniamo molto soddisfatti per l’iniziativa del ministero, che come Coldiretti abbiamo sollecitato e ottenuto.”

Il Masaf ha inoltre indetto un bando di gara per raccogliere idee per la creazione del marchio “Biologico italiano”. Potranno presentare proposte grafiche studenti, giovani laureati e diplomati, professionisti del design grafico e agenzie di comunicazione e design, con un premio di 40mila euro. L’idea premiata sarà acquisita in proprietà dal Ministero, che dovrà definire successivamente le condizioni e le modalità di uso del marchio da parte degli operatori interessati. “Un passo importante a dimostrazione dell’impegno e dello sforzo che il nostro Paese sta ponendo nella valorizzazione di tutte le eccellenze dell’agroalimentare italiano”. Concludono Boeri e Rivarossa: “Rafforzare la riconoscibilità del settore sul mercato interno e internazionale, anche rispetto al boom di importazioni, equivale a tutelare e promuovere la qualità e l’autenticità dei prodotti biologici dei nostri agricoltori.”

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