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Quarant'anni fa, l'elezione a Presidente della Repubblica del savonese Sandro Pertini

Esattamente quarant’anni fa, l’8 luglio del 1978, Sandro Pertini veniva eletto Presidente della Repubblica.

Una foto giovanile di Sandro Pertini

Nato a Stella San Giovanni Battista, sulle alture di Albissola, Sandro Pertini aveva, al momento della sua ascesa alla massima carica dello Stato, 81 anni. Era nato il 25 settembre del 1896, figlio della nobildonna savonese Maria Muzio e di Alberto Pertini, proprietario terriero anch’egli originario di Savona.
Antifascista irriducibile fin dal 1924, l’anno della sua iscrizione al Partito Socialista Unitario di Matteotti e Turati, era espatriato con quest’ultimo in Francia l’11 dicembre 1926, mettendo a segno uno dei “colpi” più significativi nella storia del Regime fascista. Processato dal Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato a causa della sua fede politica, Sandro Pertini aveva trascorso in carcere undici anni, tra l’aprile del 1929 ed il settembre del 1940; aveva poi dovuto patire quasi tre anni di confino, a Ventotene, fino alla caduta di Mussolini, subito dopo il fatale 25 luglio del 1943. Tornato in libertà, si era distinto all’indomani dell’armistizio, l’8 settembre 1943, prendendo parte alla difesa di Roma a Porta San Paolo, battendosi contro i Tedeschi: in virtù dell’eroico comportamento tenuto in quell’occasione, nell’ottobre del 1953, sarebbe stato insignito della medaglia d’oro al valor militare per meriti partigiani.
Animatore e capo dell’organizzazione militare del Partito Socialista per l’Italia centrale, Pertini era stato chiamato a rappresentarlo nel Comitato di liberazione nazionale. Arrestato a Roma il 15 ottobre 1943 e consegnato alle autorità germaniche, era stato quindi condannato a morte insieme a Giuseppe Saragat. Il 24 gennaio 1944, grazie all’intervento di Giuliano Vassalli e di altri militanti socialisti, Pertini e Saragat erano riusciti ad evadere dal carcere romano di Regina Coeli. Dopo una breve permanenza a Roma, Pertini aveva poi raggiunto Milano, dove aveva assunto la carica di segretario del Partito Socialista per l’Alta Italia e di rappresentante dello stesso nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (C.L.N.A.I.).
Terminata la guerra, il 2 agosto 1945 Pertini era stato eletto Segretario del P.S.I.U.P., carica che avrebbe ricoperto fino al 18 dicembre 1945, restando poi membro della direzione del Partito fino al gennaio 1948. Eletto deputato all’Assemblea Costituente nel 1946, era stato altresì direttore dell’Avanti! dall’agosto del 1946 al gennaio del 1947 e quindi dal maggio del 1949 all’agosto del 1951 nonché inoltre direttore del quotidiano Il Lavoro nuovo di Genova dal 6 aprile del 1947 al 25 giugno del 1968.
Eletto Senatore della Repubblica con le elezioni del 18 aprile 1948, era stato poi eletto Deputato nel 1953, venendo riconfermato alla Camera nelle successive consultazioni elettorali del 1958, 1963, 1968, 1972 e 1976. Membro delle Commissioni Interni e Affari Costituzionali, era stato eletto presidente della Camera dei deputati nel giugno del 1968, venendo poi riconfermato nella carica nel maggio del 1972, mantenendola sino al giugno del 1976.
L’8 luglio 1978, come si è detto, Sandro Pertini era stato eletto settimo Presidente della repubblica italiana, al 16º scrutinio, ottenendo una larghissima maggioranza (ben 832 voti su un totale di 995).
Roma, palazzo del Quirinale, 16 dicembre 1982. Da sinistra: l'ex Sindaco Carlo Zanelli, Lelio Speranza, il Sen. Giovanni Urbani, il Presidente Pertini, Silvio Riolfo Marengo, il Sindaco Umberto Scardaoni ed il Presidente della Campanassa Rocco Peluffo
Roma, palazzo del Quirinale, 16 dicembre 1982. Da sinistra: l’ex Sindaco Carlo Zanelli, Lelio Speranza, il Sen. Giovanni Urbani, il Presidente Pertini, Silvio Riolfo Marengo, il Sindaco Umberto Scardaoni ed il Presidente della Campanassa Rocco Peluffo

Sono numerose, in questi giorni, le rievocazioni in ricordo di quella storia elezione e del settennato che vide Pertini in prima linea in uno dei momenti più importanti e significatici, ma anche drammatici, della storia della nostra repubblica: salito al Quirinale all’indomani dell’assassinio di Aldo Moro (avvenuto il 9 maggio precedente), egli fu, per tanti italiani, in quegli anni difficili, il simbolo della ritrovata unità del Paese, dilaniato dal terrorismo delle Brigate Rosse e dalle stragi della stazione di Bologna, dagli scandali della P2 e del Banco Ambrosiano, dall’abbattimento del volo dell’Itavia nei cieli di Ustica e dal sequestro di Emanuela Orlandi, dagli omici di mafia organizzati dalle cosche corleonesi (Piersanti Mattarella e Carlo Alberto Dalla Chiesa fra tutti) e dal terribile sisma che sconvolse l’Irpinia nel novembre del 1980.
Nel periodo in cui fu Capo dello Stato, va sottolineato, Pertini improntò il suo incarico conferendo ad esso un’impronta attiva e dinamica. Uomo di grande rigore morale, naturalmente dotato di grandi capacità comunicative, si rivolse alle masse con un linguaggio semplice, riscuotendo, in quegli anni difficili, per il terrorismo e le tensioni sociali in atto, un enorme consenso popolare, divenendo, sostanzialmente, il simbolo di un’Italia pulita e diversa, estranea agli scandali, pronta a difendere, senza tentennamenti di sorta, le conquiste democratiche conseguite dopo la Liberazione. Difensore e paladino dei valori della Resistenza, Pertini mise sempre in guardia i suoi connazionali dal pericolo della possibile perdita della libertà, invitandoli a battersi in prima persona per la difesa dei loro diritti di cittadini. Ricorrendo ad un linguaggio schietto ed efficace, si scagliò, anche con una certa durezza, e in più di un’occasione, contro il malcostume, il malgoverno, la corruzione, il malaffare. In campo internazionale si schierò sempre contro ogni tipo di totalitarismo ed in favore di un disarmo “totale e controllato” (aprile 1983), improntando la sua presidenza ad una linea di convinto pacifismo.
In questa sede, però, concludendo questo ricordo di Sandro Pertini, vogliamo ribadire una volta di più il legame profondissimo che egli mantenne, per tutto il corso della sua esistenza, non solo con la sua Stella, ma anche con Savona, la città dove era cresciuto ed aveva vissuto gli anni della giovinezza, delle grandi amicizie e dei primi amori, iniziando ad esercitare l’attività di avvocato e accostandosi, piano piano, agli ideali del socialismo e dell’antifascismo, che avrebbe avuto forti e radicati in lui per tutta la sua esistenza.
Nel corso del prossimo anno, come è mio auspicio, vedrà la luce un libro che sto scrivendo sugli anni giovanili di Sandro Pertini, vissuti a Stella e a Savona. Per il momento, voglio qui mettere in luce l’esistenza di alcuni luoghi, nella nostra città, che ebbero una grandissima importanza nella sua vita e nella sua formazione: qui, infatti, con la sola interruzione del periodo trascorso al fronte, durante la Grande Guerra, Pertini visse tutto il periodo della sua giovinezza, tra i 16 e i 30 anni.
Innanzitutto, va ricordato che Sandro Pertini si ritrovò per due volte rinchiuso nel carcere di Sant’Agostino, a Savona: una prima volta tra il 22 ed il 27 maggio del 1925, prima del processo che dovette subire per la stampa e diffusione del foglio Sotto il barbaro dominio fascista, ed una seconda l’11 ed il 12 settembre del 1941, essendo rientrato nella sua Savona in stato di arresto, proveniente dall’isola di Ventotene, al largo delle coste meridionali del Lazio, dove si trovava al confino, avendo ottenuto di potersi recare nella sua città per poter rivedere ed incontrare l’anziana madre.
Un altro luogo “pertiniano” di grande importanza, nella nostra città, è Palazzo Santa Chiara, in via Pia: qui, tra il 1924 ed il 1926, il futuro Presidente della Repubblica fu impegnato in numerosi processi, in Pretura così come presso il Tribunale Civile e quello Penale. E sempre qui, come tanti sanno, si svolse il famoso processo per l’espatrio di Sandro Pertini e Filippo Turati, nel settembre del 1927, che vide tra gli imputati Carlo Rosselli e Ferruccio Parri.
1927 - Processo di Savona abis
Savona, settembre 1927. Gli imputati del processo di Savona: Francesco Spirito, Emilio Ameglio, Giacomo Oxilia, Ferruccio Parri e Carlo Rosselli.

Ma, forse, i luoghi simbolicamente più significativi dell’esistenza del giovane Pertini li ritroviamo in un’altra parte della nostra Savona, sopra la rada portuale: in via Famagosta, infatti, egli visse negli anni in cui fu iscritto dapprima al Ginnasio e poi al Liceo Chiabrera, essendo ospite con la madre in casa della famiglia del Deputato Giuseppe Astengo, appartente alla celebra famiglia proprietaria di un rinomato stabilimento per la produzione della pasta.
Un'immagine di via Famagosta, con la casa degli Astengo in primo piano, risalente all'inizio degli anni Venti
Un’immagine di via Famagosta, con la casa degli Astengo in primo piano, risalente all’inizio degli anni Venti

Nella terrazza antistante l’edificio, all’epoca ancora affacciata sul mare, Sandro trascorse tanti momenti sereni, conversando di politica con il nipote del Deputato, l’avv. Cristoforo Astengo: e sarebbe stato proprio quest’ultimo – che Pertini avrebbe sempre considerato il suo «fratello maggiore» – colui che maggiormente l’aveva guidato ad abbracciare i principi e i valori dell’antifascismo.
La terrazza di casa Astengo
La terrazza di casa Astengo affacciata sul Lungomare Matteotti

 
Cristoforo Astengo
Cristoforo Astengo, maestro di antifascismo di Sandro Pertini

Non fu assolutamente un caso se, da quel gruppo di amici e compagni di lotta che avevano in Cristofìn Astengo una guida forte e decisa, si sarebbero un giorno messi in luce personaggi come Carlo Rosselli, che avrebbe teorizzato il socialismo liberale e avrebbe poi dato vita a Giustizia e Libertà, Ferruccio Parri, che sarebbe divenuto primo Presidente del Consiglio dopo la Liberazione, e, appunto, Sandro Pertini, destinato a divenire Presidente della Repubblica l’8 luglio di quarant’anni fa. Quegli stessi Rosselli, Parri e Pertini che, la sera dell’11 dicembre del 1926, avrebbero partecipato all’espatrio clandestino del leader socialista Filippo Turati, a bordo di un motoscafo che avrebbe preso il largo partendo dal Molo del Lanternino Verde, nella zona dell’avamporto di Savona, a poche decine di metri proprio dalla casa di Cristoforo Astengo.
Da Bove, Turati, Rosselli, Pertini e Parri fotografati poco dopo il loro arrivo in Corsica
Da Bove, Turati, Rosselli, Pertini e Parri fotografati poco dopo il loro arrivo in Corsica

Con una decisione altamente simbolica, così, a legare idealmente quei luoghi, il 22 giugno 1952, sotto la terrazza dove Cristofìn Astengo aveva avuto il suo studio, Ferruccio Parri inaugurò una lapide in ricordo dell’amico scomparso, primo Martire della Resistenza savonese, fucilato dai fascisti al Forte della Madonna degli Angeli all’alba del 27 dicembre del 1943.
Casa Astengo lapide 2014
La lapide esistente sotto la terrazza di casa Astengo

Lapide che, non casualmente, fu murata sulla roccia sovrastante il ponte stradale che, partendo dalla Torretta, il 2 luglio 1945 era stato ribattezzato Lungomare Giacomo Matteotti in memoria del leader del Partito Socialista Unitario ucciso a Roma dai fascisti nel 1924. E, proprio davanti al punto in cui quello stesso Lungomare va a terminare, nei pressi del Molo del Lanternino Verde, si diparte tuttora la strada che, in ricordo dello storico episodio dell’espatrio di Filippo Turati avvenuto nel 1926, su decisione del Consiglio Comunale di Savona del 31 luglio 1951, assunse il nome, giustamente, di via Turati.
Giuseppe Milazzo

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