Genova Politica

CGIL Liguria, continua la mobilitazione contro i provvedimenti del Governo

Continua la mobilitazione della Cgil contro i provvedimenti assunti da questo governo in tema di lavoro e di diritti, a partire da quello alla salute. La prossima Legge di Stabilità, il “Collegato al lavoro e i disegni di legge “Sicurezza” e sull’Autonomia differenziata incidono pesantemente sulla vita delle persone.

All’attacco ai diritti la Cgil risponde con la mobilitazione: sul fronte sindacale domani sciopereranno i metalmeccanici, sabato a Roma si terrà la manifestazione del pubblico impiego dove, oltre ai salari sarà rimesso al centro il diritto alla salute. Nelle prossime settimane sciopererà il personale della scuola, quello del trasporto pubblico locale, mentre a Genova la categoria dei pensionati sarà chiamata in piazza il prossimo 4 novembre”, dicono da Cgil Liguria.

“Siamo per la mobilitazione sia sulle questioni contrattuali sia sui diritti. Le nostre priorità a Roma come in Liguria sono il recupero pieno del potere d’acquisto di salari e pensioni” dichiara Maurizio Calà Segretario Generale Cgil Liguria all’incontro di oggi a Genova dal titolo “Le sfide del lavoro”, concluso dal Segretario Generale Cgil Maurizio Landini.

“Ci sono priorità nazionali e regionali che in alcuni casi collimano – continua Calà – il drammatico tema delle guerre, contro le quali anche la Cgil sarà in piazza in 7 città italiane il prossimo 26 ottobre, il nefasto disegno di legge sull’autonomia differenziata, gli attacchi al ruolo e alla funzione del sindacato, della magistratura, della cultura e della comunicazione, l’attacco al nostro sistema costituzionale: sono
tutti temi che non si può far finta di non vedere perché i diritti civili e del lavoro esistono se ci sono i contrappesi istituzionali e se si riesce a far valere la rappresentanza sociale e la libertà di espressione”.

Per la Cgil ci sono due grandi questioni: la prima è la mancanza di visione industriale del governo come peraltro dimostrano anche le vertenze dell’ex Ilva e di Piaggio, vertenze che nemmeno a livello locale hanno avuto risposte perché chi ha avuto la responsabilità del governo della Liguria non ha saputo o voluto chiedere a Roma un intervento serio e deciso.

L’altro grande tema è l’attacco alla pubblica amministrazione e ai servizi, sempre più indirizzati verso la privatizzazione. La prossima finanziaria si appresta a tagliare ulteriori risorse che avranno la conseguenza di abbassare i servizi sul territorio, dal trasporto pubblico locale a sanità e scuola. In questo contesto il Governo propone
di rinnovare i contratti pubblici con pochi spiccioli ed è questa una delle ragioni per cui gli operatori sanitari scappano dalla sanità pubblica e vanno in quella privata.

Nel contesto nazionale si inserisce la vicenda ligure con alcune peculiarità come la condizione demografica e quella morfologica, ma anche e soprattutto il cattivo governo di alcune delle grandi questioni tra le quali crescita economica, qualità del lavoro, sanità.

“Sulla questione demografica si è fatto finta di non sapere che la Liguria ha dei primati  complessi –  commenta  Calà – Già oggi per esempio abbiamo il 29 per cento di popolazione over 65, dato che il resto del Paese non raggiungerà nemmeno nel 2031, quando gli over 65 si stimano essere il 27,7 per cento della popolazione. La popolazione ligure già oggi ha una età media di 49,5 anni, mentre quella del nord ovest arriverà a 47 solo nel 2043: siamo vent’anni avanti ma in peggio”.

Questa questione ha inciso sugli altri parametri. C’è chi continua ad illustrare dati, tutti positivi. In realtà sono positivi se non si confrontano con quelli degli altri. I dati elaborati dal responsabile dell’ufficio economico Cgil Genova e Liguria Marco De Silva ci dicono altro: il Pil ad esempio è cresciuto meno del nord ovest e del Paese: la variazione percentuale del PIL tra il 2018 e il 2022 (ultimo dato regionale disponibile), indica la nostra regione al di sotto delle percentuali del nord ovest e del sistema paese (9,1 per cento, 10,4 nord ovest, 9,9 Italia).

Una delle cause di questa situazione è la composizione del tessuto economico che passa attraverso alcune questioni come ad esempio quella della dimensione delle imprese: delle 133.723 aziende attive in Liguria, il 96 per cento è concentrato sotto i 9 addetti.

La tipologia del tessuto produttivo si vede anche sul valore aggiunto prodotto. Nell’industria manifatturiera, pur con un lieve calo degli addetti, il valore aggiunto è stato il 54,5 per cento; sul terziario invece, dove c’è stato un aumento importante di occupazione, il valore prodotto è stato solo dell’8 per cento con una nota negativa del commercio che ha perso addetti molto probabilmente anche a causa della politica regionale di dare spazio a nuovi supermercati che hanno compromesso il settore (nel 2012 gli addetti nel commercio rappresentavano il 20,7, nel 2022 il 18,5 per cento).

La qualità del lavoro si misura anche dai diritti in materia di salute e sicurezza. Lavoro precario o dove non tutti i diritti sono pienamente garantiti da forme contrattuali come part time involontari o da lavoro irregolare sul quale si scaricano le contraddizioni di appalti vinti al massimo ribasso, salute e sicurezza sul lavoro non sono pienamente garantite. Non a caso la maggior parte degli infortuni, purtroppo anche mortali – e nella nostra regione negli ultimi giorni ne sono accaduti ben 3, una carneficina -, avviene proprio con lavoratrici e lavoratori
in queste condizioni. Anche qui la Liguria conferma un primato negativo visto che registra un tasso di irregolarità molto alto del 75,4%, superiore sia alla media del Nord-Ovest (68,9%) sia a quello nazionale (69,8%) ed in aumento rispetto al 71,7% del 2022. Nonostante questa condizione nel 2023 il numero delle ispezioni sul lavoro e la legislazione sociale sono state una inezia: l’1,1 per cento del totale pari a 1.529 controlli su 133.391 attive, quindi con una probabilità di ispezione prossima allo zero.

Rispetto alla qualità del lavoro i dati sul precariato indicano come ormai in Liguria le assunzioni avvengano quasi esclusivamente con forme di contratti precari: tra i nuovi assunti del primo semestre di quest’anno, che peraltro registrano una contrazione di –  4.246 contratti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’88,3 per cento sono precari, mentre solo l’11,7 per cento viene assunto a tempo
indeterminato. Questo fenomeno, insieme al nanismo delle imprese liguri (su oltre 133 mila aziende attive, il 96 per cento è sotto i 10 dipendenti), ne trascina un secondo altrettanto grave riferito al reddito: mediamente un dipendente ligure ha una retribuzione inferiore di 4 mila euro rispetto ad un lavoratore del nord ovest (26.707 euro contro 30.681). Anche bassa intensità di lavoro (dovuta anche al fatto
che tra i nuovi assunti 9 su 10 sono precari) e aumento della popolazione anziana sono elementi che incidono sul reddito.  In Liguria sono quasi 300 mila (267.066) le persone a rischio povertà, pari al 17,7 per cento, dato sopra il nord ovest (13,5 per cento).

Infine il capitolo sanità. Dal 2022 al 2023 sono stati 30 mila in più i liguri che hanno rinunciato a curarsi: erano stati 88.446 nel 2022 mentre nel 2023 sono arrivati a 118.946. Tra le cause i costi della sanità e i tempi di attesa riferiti alle visite e alla diagnostica. In questa condizione, sono solo il 25 per cento le case di comunità attivate con le risorse del PNRR e, nel caso in cui nei prossimi due anni si riuscisse a completare il 100%, all’appello mancherebbe comunque il personale per farle funzionare stimato in circa 500 operatori.

“Le mobilitazioni della Cgil, sono mirate alle questioni salariali, alla rivalutazione delle pensioni, al contrasto della precarietà, a salute e sicurezza sul lavoro e alla cancellazione della Legge Fornero. Ci mobiliteremo anche sulla sanità per stravolgere l’attuale sistema che non affronta il tema della medicina territoriale, non rende disponibili le risorse necessarie per far funzionare le strutture attuali e quelle che saranno costruite con le risorse del PNRR. Contrasteremo in tutte le forme possibili la finanziaria per evitare ulteriori tagli ai servizi pubblici come quelli sul trasporto pubblico locale che già oggi ha vive situazioni drammatiche sia per il personale sia per l’utenza” conclude Calà.

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