I carabinieri di Altare hanno individuato e fermato l’autore di una truffa online con dati rubati. Tutto è partito da un annuncio particolarmente interessante e conseguente acquisto vantaggioso con successivo pagamento e la sparizione dei soldi e del venditore. Per coprire le sue tracce, il truffatore ha tirato nelle indagini una terza parte, un ignaro cinquantenne incensurato. L’annuncio si riferiva a un palmare satellitare e tre collari collegati messo in vendita su Facebook Market con successivo pagamento e la sparizione dei soldi e del venditore.

A cadere nella trappola online un uomo della Val Bormida, attirato dal buon prezzo di articoli tanto specialistici: quei cinquecentocinquanta euro sembravano una cifra più che ragionevole, ma non così stracciata da apparire come un palese raggiro, che è il modus operandi dei truffatori professionisti.
Dopo la denuncia, le indagini hanno condotto i Carabinieri di Altare all’intestatario della scheda telefonica utilizzata per i contatti con il compratore. L’intestatario della sim card, però, non aveva idea di ciò che era accaduto, infatti, i successivi accertamenti hanno portato a concludere che i suoi dati fossero stati carpiti e usati in maniera fraudolenta per attivare quell’utenza dedicata solo a imbrogliare con lo stesso schema ricorrente.
L’autore del reato, però, è stato tradito dal flusso di denaro, convogliato in un conto corrente dell’area campana, che ha portato i Carabinieri a segnalare alla locale Autorità Giudiziaria un ventinovenne di Pomigliano D’Arco (Napoli) che, a giudicare dai precedenti di Polizia, parrebbe aver deciso d’intraprendere la “professione” di truffatore.
Per la vittima della truffa, nonostante l’individuazione del presunto colpevole, non sarà semplice riottenere il maltolto, se non al termine di un procedimento penale che, va ricordato, in casi come questo si potrebbe avviare ad archiviazione nell’ipotesi in cui la parte offesa non si presenti fisicamente in udienza.
Il procedimento è attualmente nella fase preliminare ed i provvedimenti finora adottati non implicano la responsabilità dell’indagato, non essendo stata assunta alcuna decisione definitiva da parte dall’Autorità Giudiziaria.