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Primo maggio, CGIL Savona: “Serve risolvere al più presto le tante crisi industriali del Savonese”

“Il Primo maggio, a Savona e ad Albenga con la Costituzione nel cuore pensando al nostro territorio ai problemi cronici e alle opportunità”.

Cosi commenta la Cgil Savona che aggiunge: “Serve risolvere al più presto le tante crisi industriali del Savonese, ed è necessario lavorare per costruire un lavoro degno così come recita la nostra Costituzione, potenziando la sanità pubblica e l’istruzione, trovando risorse per la salute e sicurezza e per le infrastrutture”.

“C’è un filo rosso che tiene insieme la Festa della Liberazione del 25 aprile, la  Festa della Repubblica del 2 giugno e il Primo maggio festa dei lavoratori e quest’anno le 3 mobilitazioni nazionali unitarie di maggio con le manifestazioni a Bologna il 6 maggio, Milano il 13 maggio e Napoli il 20 maggio. La stessa unione che lega il Primo maggio a Potenza, con la presenza dei tre segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, e le celebrazioni per la festa dei lavoratori a Savona e Albenga”.

“Stiamo facendo anche a Savona e provincia le assemblee in tutti i luoghi di lavoro, da quelli classici industriali, agli ospedali, ai centri commerciali, logistici, e le leghe dei pensionati. Parliamo con tutte le persone perché è il momento di mobilitarci per portare a casa dei risultati concreti, nonché di cambiare le politiche sociali ed economiche che il governo si appresta a mettere in campo, perché sono scelte sbagliate”.

“Le priorità sono i salari, il fisco, la sanità e i morti sul lavoro. La provincia di Savona è maglia nera in Liguria per numero di morti e percentuale di denunce di infortuni e malattie professionali rispetto alla popolazione. Inoltre il 90% dei nuovi occupati ha un contratto precario che colpisce i giovani che continuano ad andarsene dal nostro paese”.

“Per raggiungere questi obiettivi occorre preparare un terreno che unisca tutto il mondo del lavoro, dai giovani e  precari fino ai pensionati, perché le politiche attuali stanno facendo tornare indietro il nostro paese. Tutti temi, compresa l’istruzione, su cui non ci sono confronti aperti e sui quali anche il documento di programmazione economica non dà risposte”.

“Il governo non ha messo un euro per il rinnovo dei contratti pubblici, mentre è sotto gli occhi di tutti che abbiamo un’inflazione tra le più alte in Europa, mentre i salari sono tra i più bassi”.

“Il Primo maggio per noi significa lanciare questa mobilitazione e non a caso abbiamo deciso di mettere al centro i 75 anni della Costituzione, perché la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, mentre oggi sembra incentrata sullo sfruttamento e sulla precarietà del lavoro. Queste cose vanno sostanzialmente cambiate. Ma non solo, significa anche lotta alle diseguaglianze nel mondo del lavoro, perché non è solo la quantità di lavoro, ma la sua qualità”.

“Un Paese civile lo si misura anche da questo. Non un lavoro e basta, perché un lavoro non basta. Servono lavori degni. Una questione sulla quale pochi, anzi pochissimi sembrano disposti a confrontarsi (politica e imprenditori in primis). Per questo c’è, oggi ancora più di prima, bisogno di una lotta collettiva volta alla rivendicazione di un lavoro degno, utile, sensato, più retribuito, più sicuro e meno precario”, aggiungono dal sindacato.

“Nel prossimo futuro, che è, in moli casi e per molte attività già presente oggi, la disoccupazione non sarà legata alla carenza di posti di lavoro, ma al fatto che la crescita della domanda di competenze non va di pari passo alla crescita nella formazione di tali competenze e la mancanza di manodopera umana. Per questo è fondamentale prevedere una formazione continua, all’intero dell’orario settimanale di lavoro per tutta la durata della vita lavorativa e saranno straordinariamente importanti anche i lavoratori stranieri”.

“Domanda e offerta vanno a due velocità diverse. Questo discorso si intreccia con le politiche fiscali. In Italia i lavoratori e i pensionati sono quelli che paradossalmente pagano più di tutti, contribuiscono in misura maggiore di altri all’Irpef, la tassazione che sostiene lo Stato Sociale e costituisce il patto fiscale tra cittadino e Stato”.

“Bisogna spostare il prelievo dalle retribuzioni e dal lavoro alle rendite e ai profitti, soprattutto quelli che si sono generati in modo improprio con le speculazioni: agire in questa direzione significa rimettere davvero al centro il lavoro. Dobbiamo continuare a lottare perché la Festa dei Lavoratori possa diventare, quanto prima, la Festa del Lavoro degno, del lavoro di qualità e del rispetto della Costituzione”, conclude la Cgil Savona.

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