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Coronavirus, tre anni fa l’inizio dell’incubo lockdown

A tre anni di distanza dalla deflagrazione della pandemia nel nostro paese, l’Italia è praticamente fuori dalla pandemia. Per fronteggiare ciò che il dilagare dei contagi avrebbe significato per ciascuno di noi, il 9 marzo 2020 il Governo Conte emanò una serie di DPCM rivolti a disciplinare la quotidianità di tutti. Il primo di tali provvedimenti che inaugurò il primo lockdown fu varato proprio nella notte tra 7 e 8 marzo 2020 in sostituzione di quelli del 1º e del 4 marzo, con misure restrittive che si applicano alla Lombardia e a 14 province del Centro-Nord (Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia) per un totale di 16 milioni di persone, ed altre che interessano tutta Italia. Con questo decreto vengono abolite le cosiddette “zone rosse” stabilite all’inizio della pandemia e si vieta ogni spostamento da e per i territori soggetti a restrizione, nonché all’interno dei territori stessi. Già verso la sera del 7 marzo era trapelata sul web una bozza del decreto, causando una “fuga generale” di molti lavoratori e studenti originari del sud Italia, verso le loro regioni native, al fine di evitare di rimanere bloccati nelle zone che sarebbero state poste sotto quarantena nelle ore successive. Con il DPCM del 9 marzo viene esteso a tutto il territorio nazionale, a partire dal giorno successivo, quanto già previsto col decreto dell’8 marzo fino al 3 aprile 2020: fu l’inizio del lockdown che durò fino ai primi di maggio.

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