“Lo stop alla precarietà e le assunzioni di qualità devono essere le priorità per la provincia di Savona”, cosi commenta in una nota la Cgil Savona che aggiunge: “La nuova occupazione è troppo precaria e insicura, il 92% dei nuovi contratti è a tempo determinato. Anche le imprese devono svolgere una funzione di responsabilità sociale. In questo momento ognuno deve fare la propria parte”.
“Anche nel savonese è necessario costruire le condizioni per un’occupazione di qualità. Bene il numero di nuovi occupati nel 2022 ma male la qualità, visto che abbiamo la percentuale più alta della Regione come lavoro precario e a termine, il 32% rispetto alla media del 18% regionale, male anche per la percentuale dei part time oltre il 42% in provincia di Savona contro una media regionale del 36%”.
“I contratti lampo, di massimo un mese, sono in crescita: più di un terzo delle nuove attivazioni, soprattutto nel lavoro stagionale che continua ad essere troppo precario, mal pagato e quindi poco sicuro. Stesso discorso per quanto riguarda i settori alberghi, ristorazione, pubblica amministrazione, istruzione, sanità. Un dato preoccupante e una dinamica storicizzata che non trova risposte adeguate”.
“La prima sarebbe quella di investire di più e meglio sul comparto del turismo, visto che oltre il 32% dei nuovi occupati arriva da questo comparto – con oltre 7500 lavoratori stagionali nel corso del 2022 – trasformandolo in una vera e propria industria e non solo in un ‘mordi e fuggi’ nei mesi estivi, prendendo ad esempio pezzi di territorio dove questo è stato fatto con ottimi risultati: in primis l’area del finalese e non solo, con l’obiettivo di destagionalizzare i contratti a termine rendendoli più lunghi e quindi aumentando la garanzia economica e sociale di migliaia di lavoratori”, aggiungono dal sindacato.
“Ma più in generale chiediamo un cambio di rotta. Come? Superare il Jobs Act e le norme che hanno precarizzato il lavoro, abolendo le tipologie di impiego precario e sottopagato, introducendo un contratto unico di ingresso a contenuto formativo ed estendendo le tutele ai lavoratori autonomi. Piano per la piena e buona occupazione in particolare per giovani e donne. Superare i divari di genere e generazionali. Bisogna dare valore erga omnes ai contratti, e per questo serve una legge sulla rappresentanza, occorre pensare a un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori, perché non è più possibile avere i diritti solo se hai un contratto a tempo indeterminato. Chiunque lavori in qualsiasi forma deve essere protetto. Inoltre, soprattutto in questa fase, servono interventi concreti e urgenti per collegare le attività del Pnrr a lavoro stabile e di qualità come invece non sta avvenendo. Infine condizionare i finanziamenti e le agevolazioni pubbliche collegandoli alla stabilità dell’occupazione, nonché contrastare le delocalizzazioni. Queste sono le richieste alla politica e alo nuovo Governo: le una tantum non ci bastano, ci attendiamo interventi strutturali già dalla prossima legge di bilancio”.
“Questi dati con una percentuale così alta di lavoro precario, mai vista prima, dimostrano quanto sia bassa la qualità dell’occupazione di una parte importante dell’occupazione savonese, quindi più fragile, soprattutto del nuovo lavoro. Avere un contratto di un giorno, una settimana, uno o due mesi al massimo, vuol dire vivere quotidianamente con una spada di Damocle in testa, non sapere che cosa accadrà domani, se si sarà in grado di pagare le bollette, l’affitto, o fare la spesa per la cena”.
“Nonostante le risorse che arrivano dal Pnrr e la ripresa del Pil a cui assistiamo, non abbiamo la capacità di rompere questo schema sulla qualità del lavoro. Se a crescere sono soprattutto i contratti di un giorno, in tutta Italia e anche in provincia di Savona, più 4% da un trimestre all’altro, che tipo di occupazione stiamo creando?”.
“Senza contare che le attivazioni lampo possono nascondere un’evasione contributiva e contrattuale: se l’azienda regolarizza il lavoratore per poche ore o qualche giorno si mette al riparo da possibili controlli, anche se il rapporto dura di più. Succede con i part-time, per cui le ore effettive sono maggiori rispetto a quelle registrate. È anche vero che i contratti di durata breve e brevissima sono legati a settori che hanno problemi a fare programmazione, che hanno picchi di intensità difficilmente gestibili con l’ordinarietà, per rispondere alle esigenze produttive”.
“Ma la numerosità dei tempi determinati è indice di un sistema che non scommette sulla riconoscibilità del lavoro come diritto in termini di stabilità. Serve una riduzione e la redistribuzione degli orari di lavoro per una nuova occupazione stabile e per il diritto alla formazione permanente, così come sta accadendo il tutto il resto d’Europa, dove hanno portato la settimana lavorativa a 4 giorni con la stessa retribuzione di prima. Nel savonese rischia di accadere il contrario: ci sono imprese solide che hanno fatto investimenti faraonici sul nostro territorio che continuano a chiedere deroghe in peggio proprio sugli orari di lavoro, allungando l’orario di lavoro giornaliero, diminuendo le pause e addirittura derogando la legge sull’orario di lavoro, tutto a scapito della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Da tempo rivendichiamo un ridisegno della struttura regolativa dei rapporti di lavoro: sottrarre la possibilità di utilizzare alcune forme più precarie, incentivare l’indeterminato come principale forma di attivazione e per i giovani l’apprendistato o forme collegate che traguardino verso la stabilità. Inoltre vanno riviste le norme che regolano il tempo determinato. Anche i vincoli e i paletti introdotti dal decreto Dignità, promosso per limitare il ricorso a tempo determinato, vanno modificati per evitare gli abusi a cui assistiamo. In poche parole serve un’occupazione di qualità, più retribuita, sicura e meno precaria”, conclude il sindacato.