Cultura e Spettacoli Genova

Genova, Giannetto Fieschi: L’esperienza dell’arte

Le mostre Giannetto Fieschi. L’esperienza dell’arte ospitate al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce (24 febbraio/30 aprile) e alla Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Nervi (27 febbraio/30 aprile), sono la terza e la quarta tappa del grande progetto espositivo Giannetto Fieschi. Un’esposizione antologica.

 Le rassegne, promosse dal Comune di Genova e dall’Archivio Giannetto Fieschi a cura di Andrea B. Del Guercio, vogliono rendere omaggio all’illustre pittore e incisore nato a Zogno nel 1921 e morto a Genova nel 2010.

«L’esercizio della pittura e la sua esaltazione hanno avuto nella nostra città un terreno molto fertile a cominciare da quel Siglo de Oro nel quale il barocco ha visto la sua fioritura. Tantissimi artisti italiani, spagnoli, fiamminghi hanno creato capolavori commissionati da signori locali, mecenati che esaltavano il loro potere e la loro grande ricchezza anche attraverso le opere che ancora fanno di Genova una città d’arte – commenta l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso – Giannetto Fieschi  è cresciuto in questo ambiente, si è nutrito di questa linfa del passato e in qualche modo lo ha fatto rivivere attraverso opere visionarie ed eccellenti, che fanno anche da ponte al ritorno della pittura dopo decenni di arte astratta e concettuale. Se alle sue spalle ci sono i grandi capolavori di Rubens, De Ferrari, Van Dick, Strozzi, Caravaggio, davanti a lui e dopo di lui si presenta alla ribalta la pittura figurativa, la Transavanguardia con i suoi Cucchi, Chia, Clemente, De Maria, che hanno portato l’arte italiana in tutto il mondo come solo il futurismo aveva saputo fare nel secolo scorso. Fieschi è stato un grande artista, in qualche modo una figura un po’ isolata nell’ambiente artistico cittadino, tra l’astrazione di Borella e il naturalismo di Sirotti – conclude Grosso – A noi restano le sue opere e a tanti suoi allievi del Liceo artistico e dell’Accademia (alcuni dei quali a loro volta diventati artisti notevoli) sono rimasti gli insegnamenti delle sue lezioni teoriche e delle esercitazioni pratiche sempre elargite con generosa passione».

Il principio espositivo di entrambe le mostre non è il Museo ma la Casa d’Artista secondo una tradizione del Novecento europeo.

«L’obiettivo è stato quello di approfittare non del Museo ma della Casa ipotizzando un vissuto in cui ogni presenza dell’arte possa risultare una stabile realtà – ha spiegato il curatore Andrea B. Del Guercio – L’accesso alla villa segue l’esperienza di un incontro con quel mondo riservato a cui Giannetto Fieschi ha lavorato tutta la sua vita, inseguendo un proprio caleidoscopio emozionale che il suo studio e l’abitazione privata, forse più che le mostre stesse, hanno raccontato».

La mostra a Villa Croce

L’habitat espositivo, oltre 30 dipinti, numerosi disegni, opere grafiche e una selezione di autoscatti, non segue un percorso espressivo cronologico, ma si articola per aree tematiche, diverse per dimensioni e tecniche artistiche, inglobando lungo il percorso frammenti diversi appartenuti ai suoi luoghi. Dalla documentazione fotografica emerge la relazione tra cicli pittorici e quadri appartenuti alla sua collezione – dalla ricca raccolta di crocefissi lignei, di turibuli e di calici d’argento, quadri di devozione e reperti di diverse epoche e stili – collegamenti tra gli arredi antichi e i mobili ridipinti e personalizzati dalla sua figurazione intensa e policroma, e ancora un’accurata selezione di carte incise e di disegni disseminati nella soluzione di una raccolta in forma di quadreria di tutta una vita, dalla stagione giovanile alla maturità.

Nella successione espositiva delle grandi opere si alterna la dimensione verticale con quella orizzontale, permettendo o suggerendo il recupero di quella forma di partecipazione emotiva che la storia dell’arte antica, attraverso Pale d’Altare e Predelle, tra la policromia accesa dell’alto medioevo fino all’estrema dimensione barocca, ci ha insegnato.

Allo sguardo che impatta con le superfici policrome dell’Omaggio a G.Byron del 1951, si alterna la fruizione filologica di una raccolta di carte, di disegni, incisioni e serigrafie; l’archivio lasciato da Giannetto Fieschi ha svelato una ricchezza di documenti difficilmente immaginabile sia nel numero dei fogli che nella ramificazione iconografica, ma anche nelle tecniche e nelle soluzioni formali.

Una serie di tavoli e di bacheche invadono lo spazio della Casa/Museo, destinate a raccogliere il patrimonio letterario a cui Fieschi ha dedicato grande spazio con numerosi interventi editoriali. Si scopre quanto la parola diventi essa stessa immagine, grazie a un carattere instabile e a una presenza segnica del colore, frutto della rivisitazione della cultura atemporale del libro, dal papiro all’incunabolo, dalla tavoletta babilonese alla pergamena, dall’impianto latino all’italiano volgare al francese.

Significativa, e spesso illuminante, risulta anche la sezione dedicata agli scambi epistolari, dispersi ma poi rintracciati all’interno dell’archivio di Fieschi, tra lo studio e la casa. Qui si è in grado di ricucire i rapporti intercorsi in particolare con la critica del tempo e scoprire ciò che ha determinato, sia la fortuna ma anche quelle forzature che ne hanno condizionato la storia e la sofferta emarginazione degli ultimi anni.

La mostra alla GAM

La Galleria ospita una trentina di dipinti e una collezione di incisioni e di serigrafie, la produzione di opere di più ridotta dimensione e soggetti a cui ha dedicato una mirata attenzione; si raccolgono quadri e opere grafiche che sviluppano cicli tematici quali la Maternità e ancora soggetti racchiusi in una conduzione della pittura che potremmo dire antica e che ci rimanda con il ricordo al grande cavalletto che troneggiava nello studio di vico San Marcellino ed è ora esposto a Villa Croce.

Gli ambienti, raccolti e intimi, permettono di scoprire un autore che accanto alle grandi e spesso polimateriche opere, alle pesanti tavole e ai collages, si rivela segretamente attento al quadro da cavalletto, destinato ad una fruizione sicuramente privata, indicativa di una condizione familiare. Significativa in quest’ottica, è la presenza sul retro della maggior parte di queste opere minori, di dediche personalizzate e titoli appartenenti o collegati, come il Ritratto ma anche i Santi e ancora le numerose Maternità e un patrimonio iconografico antico, per poi raggiungere Mostri, Figure e Animali.

In questo ambito espositivo trova spazio una sezione dedicata alla cartella di serigrafie collegata ad uno degli ultimi grandi cicli pittorici, il Pericolo degli anni 1973/77 ora conservato, su donazione di Fieschi, alla Galleria d’Arte Contemporanea di San Gimignano e al volume sovradimensionato (cm 35×50) del 1979, interamente raccontato da una policroma calligrafia corpo 8, ulteriormente indipendente rispetto a presunti impegni civili.

 

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