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Il calcio ligure celebra lo Spezia in A ma a Ponente la situazione è drammatica

Nel calcio ligure il sole sorge a Levante e tramonta a Ponente. La clamorosa promozione in Serie A dello Spezia dopo i fantastici play off vinti contro Chievo e Frosinone, consentirà al calcio nostrano di avere nella massima serie e per la prima volta nella storia ben tre squadre. Più di quante ne avranno regioni più quotate da un punto di vista calcistico come Piemonte (Juventus e Torino), Campania (Napoli e Benevento) e Lazio (Roma e Lazio). Ma non è tutto perchè oltre a Genoa, Sampdoria e Spezia anche la Serie B sarà adeguatamente rappresentata dall’Entella. Gozzi e Volpi, i proprietari rispettivamente del club chiavarese e aquilotto, hanno portato la loro esperienza di imprenditori applicandola al calcio ottenendo risultati ottimali dimostrando che si può costruire ripartendo anche dal basso (lo Spezia è stato rifondato ben tre volte e l’Entella prima dell’arrivo di Gozzi navigava tra Eccellenza e Promozione passando da un fallimento all’altro). Non può essere un caso che dietro a due belle realtà come biancocelesti e “aquilotti” vi siano due tra i nomi più in vista del panorama economico nazionale e non solo. Gozzi, chiavarese Doc classe 1954, è il presidente del gruppo Duferco, una holding internazionale che ha operato a lungo prevalentemente nel settore siderurgico ma che nel corso degli anni ha sviluppato business diversificati in diversi settori (come l’energia, la logistica, il trasporto e l’ambiente); Gabriele Volpi, 77 anni, nato a Recco, ha interessi nella logistica petrolifera, nella finanza e nello sport dove ha vinto tutto quello che c’era da vincere con la Pro Recco di pallanuoto. La promozione in A porta con sè anche problemi logistici come la mancanza di uno stadio dove disputare le partite della prossima Serie A. Lo stadio “Picco” non è omologato per la massima serie e i tempi per la costruzione di un nuovo impianto sono troppo ristretti per garantire ai bianchi lo svolgimento delle partite casalinghe nel capoluogo levantino , motivo per cui si parla dello stadio “Manuzzi” di Cesena come alternativa anche se la distanza da La Spezia è di ben 300 km!!.

La faccia cupa e deprimente della stessa medaglia è a Ponente dove il massimo della vita (si fa per dire!) è rappresentato da Imperia e Sanremese che nella prossima stagione affronteranno la Serie D forse in compagnia del Vado che potrebbe essere ripescato, insomma: non proprio un belvedere. Stanno peggio altre realtà come Savona dove la scomparsa dal panorama calcistico nazionale del club cittadino verrà rimpiazzata da una nuova società che dovrà ripartire da sotto zero e dai campetti polverosi della Prima Categoria o al massimo della Promozione e serviranno anni prima di rivedere i biancoblu calcare la scena di un calcio meno umiliante per la squadra di un capoluogo di provincia. C’è anche chi sta studiando per diventare grande come l’Albenga di Giampiero Colla che dopo gli exploit con l’Albissola, portata dalla Promozione alla salvezza in Serie C, si è dovuto arrendere all’assenza di strutture sportive adeguate, all’inossidabile burocrazia, e a una buona dose di insensibilità di un territorio che ha ostacolato l’ascesa di una società che avrebbe potuto mantenersi decorosamente nel calcio professionistico. Ad Albenga ha trovato entusiasmo e unità d’intenti e potrebbe ripetere la grande scalata. Insomma: mancanza di strutture e risorse hanno finora limitato lo sviluppo sportivo del calcio ponentino nella speranza che il vento di Ponente torni a soffiare e diradi le nuvole cupe della mediocrità.

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