Vado Ligure. La domanda sorge spontanea, come avrebbe detto un collega degli anni Ottanta, la tragedia di Genova avrà ricadute in qualche modo sulla portualità di Vado Ligure? Specie ora che lo scalo savonese è sotto il controllo dell’Autorità di Sistema genovese?
Per sessanta giorni, forse settanta, la linea ferroviaria che collega lo scalo genovese al resto della rete regionale e nazionale, vista la presenza delle travi precipitate dal ponte sui binari e i danni riportati in località Sampierdarena – Campasso resterà bloccata.
A Vado la piattaforma Maersk è in costruzione e si prevede, come è noto, che solo entro il prossimo anno possa attraccare la prima portacontainer, ma esiste tutta la parte del Reefer che è perfettamente funzionante e quindi potrebbe anche essere che una parte dei traffici della Superba possano, per non essere completamente perduti, essere dirottati sulla vicina Vado.
Ci sono però due problemi di base che non esulano da quelli della vicina Genova. Se infatti il 6 settembre in Regione sarà firmata la modifica dell’accordo di programma del 2008 modificato a dicembre che prevede la realizzazione entro 4 anni del nuovo casello di Bossarino e interventi strutturali lungo la strada di scorrimento, nell’immediato i collegamenti stradali e ferroviari non appaiono essere all’altezza di un tale trasferimento eventuale di traffici genovesi. Un altro problema è dato dalle due strozzature storiche nei collegamenti ferroviari tra Savonese e Francia e Savonese e Piemonte – Lombardia.
Mancano all’appello 40 km di raddoppio della ferrovia Genova – Ventimiglia tra Andora e Finale Ligure e mancano anche i raddoppi delle linee Savona – Acqui – Alessandria e Savona – Torino. Per la realizzazione di questi ultimi esiste da tempo un comitato di ex ferrovieri che si batte per far passare il progetto anche perché avrebbe un costo molto meno ingente rispetto al terzo valico in costruzione da Genova verso la Pianura Padana, Milano e il Nord Europa.
Su 105 Km di strada ferrata che collegano Savona ad Alessandria, solo 14 km sono in galleria e, a detta degli esperti, anche le pendenze sarebbero inferiori rispetto alle linee del Genovese. Così dicasi anche per la linea verso Torino. Oltretutto basterebbe aggiungere un binario, la sede esiste già, a quello esistente sulla nuova linea Savona San Giuseppe, via Altare, per risolvere già una buona parte di criticità in quell’area.
Ma se, come ieri ricordava il sottosegretario alle Infrastrutture Edo Rixi, “si sono persi decenni per non affrontare problematiche anche gravi che poi hanno determinato il crollo del viadotto Morandi”, pare che anche nel Savonese si parli da decenni di queste tematiche infrastrutturali senza che abbiano mai trovato un esito positivo, fatta eccezione per l’Aurelia Bis, Albisola – Savona che dovrebbe vedere la luce entro la primavera del prossimo anno.
Anche in sede di bandi in corso per gli investimenti dell’area di crisi complessa, questi nodi sono tornati al pettine, ma, almeno per ora, non sono stati sciolti.
L’impressione del cronista che da anni si occupa di queste tematiche è che, con il rovinoso crollo del ponte sulla A 10 a Genova, anche i tempi di ristrutturazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie su Vado e il Savonese si allungheranno inevitabilmente, anche se ci si auspica il contrario, come ci si auspica per Genova una rapida ripresa senza la quale anche il Savonese rischia di avere ancora minori opportunità di sviluppo.
