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Era destino

15 ottobre 1967. Il Torino vince in casa contro la Sampdoria per 4-2 nell’ultima partita di Gigi Meroni. Allo stadio quel giorno, c’è anche un giovane tifosissimo granata, Attilio Romero.  La “farfalla granata”, che se fuori dal campo divide l’opinione pubblica, in campo convince tutti. Nato calcisticamente a Como, è nella Genova rossoblù che inizia a far vedere di che pasta sia fatto Per aggiudicarselo il Torino versa ben 300 milioni di lire, nel 1964. Meroni diventa l’idolo incontrastato dei tifosi e a 24 anni la sua carriera è pronta a decollare.
Al termine di quella partita, Meroni e Poletti abbandonano il ritiro e decidono di andarsi a vedere la Domenica Sportiva a casa di Meroni. I due attraversano corso Re Umberto, tra lo sfrecciare del traffico cittadino. Nello stesso momento, a bordo della sua Fiat 124 Coupé, Attilio Romero torna a casa, dopo aver assistito alla partita. Il destino vuole, che nel preciso istante in cui Meroni e Poletti decidono di attraversare la strada, a sopraggiungere sia la Fiat di Romero. Lui li vede all’ultimo e non fa in tempo a frenare. Loro non si accorgono di niente e vengono presi in pieno. Poletti viene preso di striscio, Meroni viene invece catapultato in aria e finisce sull’altra corsia, dove viene investito da un’altra auto. Per lui non c’è niente da fare e la corsa dell’ambulanza non serve a nulla. Meroni è morto.
Da quel tragico giorno, passano trentatre anni. Il Torino nel 2000 cambia proprietà, il nuovo patron si chiama Francesco Cimminelli che nomina come nuovo presidente: Attilio Romero. A completare l’opera, ci si mette poi Cimminelli in persona, che con una gestione non proprio illuminata, porta il Torino alla bancarotta e al conseguente fallimento.

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