Vado Ligure. Mentre si attende la parola fine formale ad una storia quella dell’energia prodotta con il carbone cominciata 40 anni fa presso la centrale Tirreno Power di Vado – Quiliano con la convocazione della conferenza dei servizi che modificherà e restringerà i parametri dell’attuale Aia, si fanno i conti di cosa abbia significato la sospensione delle attività intervenuta quasi quattro anni fa. Quando l’11 marzo 2014 la magistratura savonese sequestrò cautelativamente l’impianto a carbone in centrale lavoravano 800 persone.
Poco dopo mentre i dipendenti diretti restavano su quota 230, calavano drasticamente quelli dell’indotto che erano molti di più e arrivavano tra manutenzioni e varie forniture almeno a quota 600. Poi, persistendo la situazione di inattività dei gruppi si studiarono alcuni piani di ristrutturazione del gruppo e da 230 diretti si arrivò a quota 186 e successivamente escludendo i lavoratori dei gruppi Turbogas, una quarantina di persone, il numero scese a 140. L’anno scorso da una parte è arrivata la cassa straordinaria per effetto del decreto di crisi complessa, dall’altra azienda e sindacati hanno trovato un accordo per accompagnare alla pensione chi ne aveva diritto e per una uscita agevolata di chi ritenesse di ricollocarsi altrove.
Morale della favola, ad oggi dei diretti sarebbero da ricollocare una cinquantina di persone. Mentre continuano le conciliazioni per l’uscita degli ultimi lavoratori che intendano lasciare il gruppo. Una situazione che nonostante l’impegno di Tirreno a trattare con diverse aziende per rilanciare le aree in proprio possesso preoccupa molto i sindacati. “Intendiamo conoscere nel più breve tempo possibile, ovviamente rispettando i canoni del Call della crisi complessa, i nomi delle aziende realmente interessate ad insediarsi in centrale” ha detto Edo Pastorino, segretario Uiltec regionale. “Chiediamo garanzie su posti di lavoro possibili e tempi non biblici di attuazione del piano occupazionale. Siamo partiti con la speranza di un investimento da 1,5 miliardi di euro e siamo arrivati purtroppo al bagno di sangue sociale di questi anni con tanti lavoratori da ricollocare e non solo quelli diretti” ha concluso Pastorino.