L’Imu più cara è solitamente quella che si paga nelle località turistiche: il record è a Portofino, dove ogni contribuente nel 2016 ha pagato 3.375 euro e Cortina d’Ampezzo, con 2.590 euro. Seguono Roma e Milano dove sono stati pagati in media 2.343 euro e 2.383 euro. Si tratta, vale la pena ricordarlo, dell’imposta che colpisce le seconde case, per cui l’entità della somma versata ai Comuni dipende dall’aliquota, dal valore catastale dell’immobile, dal fatto di avere una o più proprietà soggette al tributo. Dai dati pubblicati dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia emerge comunque un quadro che aiuta a capire la diffusione delle seconde case, gli introiti che la loro esistenza assicura agli enti locali, e rivela anche, sia pure in modo non esaustivo, l’appeal turistico delle varie località, soprattutto quelle di minori dimensioni.
Complessivamente l’Imu vale 15,9 miliardi di euro e l’importo medio versato dal contribuente italiano supera di poco i 400 euro. In provincia di Savona l’Imu più salata è quella di Alassio, pari a 1.322 euro per contribuente, nel senso che i 12.687 proprietari di immobili soggetti a Imu hanno versato complessivamente al Comune 16 milioni 767 mila euro. Al secondo posto è Albenga con gettito di 13 milioni 020 mila euro versati da 11.570 contribuenti (1.125 euro pro capite). Al terzo posto – non senza sorpresa – è Savona città, con 1.041 euro pro capite, ma che è prima sia per gettito (19 milioni 885 mila euro) sia per numero di contribuenti (19.096). Evidentemente le case vuote sono molte, e del resto la popolazione è gradualmente scesa da 80 a 60 mila residenti senza che nel frattempo ci siano state demolizioni di case.
Nella graduatoria degli importi pagati pro capite, segue al quarto posto Garlenda, con 1.005 euro (imposta totale 937 mila euro versati da 932 contribuenti); poi Finale Ligure con 983 euro (importo totale 13 milioni 278 mila euro versati da 13.509 proprietari), Celle Ligure con 975 euro pagati in media da 5.630 contribuenti (importo totale 5 milioni 490 mila euro), Varazze con 949 euro pro capite (imposta complessiva 10 milioni 218 mila euro versata da 10.763 contribuenti), Noli con 881 euro pro capite (imposta totale 3 milioni 415 mila euro versati da 3.875 proprietari), Villanova d’Albenga con 880 euro pro capite (imposta totale 1 milione 014 mila euro versati da 1.153 contribuenti). Al decimo posto è Bergeggi con 872 euro (imposta totale 2 milioni 156 mila euro pagati da 2.471 contribuenti).
Tra i Comuni che hanno incassato di più, pur non figurando nella “top ten” per importo pro capite, ci sono altre tradizionali capitali delle seconde case in Riviera: a Loano l’Imu vale 12 milioni 767 mila euro (15.372 contribuenti), a Pietra Ligure 11 milioni 570 mila euro (16,215 contribuenti), ad Andora 10 milioni 880 mila euro (14.876 proprietari), a Borghetto Santo Spirito 8 milioni.602 mila euro (15.906 contribuenti), a Ceriale 8 milioni 261 mila euro (12.768 contribuenti), Borghetto (nella foto), diventata un vero e proprio simbolo della seconda casa al mare, è comunque al 31° posto per importo pro capite (541 euro) proprio a sottolineare come tutto in fondo dipenda, oltre che dal numero degli alloggi, da aliquote e valori catastali. E se non era difficile pronosticare Alassio come l’“inferno” savonese dell’Imu, è anche senza complicazioni la ricerca del “paradiso”, ovvero Massimino, dove il gettito dell’imposta sugli immobili è stato di 60 mila euro, versati da 181 contribuenti per un importo medio di 333 euro. (fonte Savona Uno)