Savona. Mons. Gero Marino, anzi don Gero, come più affettuosamente già nella sua diocesi di provenienza a Chiavari tutti lo chiamano, è vescovo di Savona – Noli da quasi due mesi (si è insediato il 15 gennaio scorso) ma ha già elaborato una prima panoramica della chiesa savonese e della città e si prepara a festeggiare da presule la prima festa patronale savonese ovvero quella di Nostra Signora di Misericordia il prossimo 18 marzo. “Sono stato accolto molto bene nella sede vescovile che mi è stata affidata. Non solo i fedeli ma anche i preti della diocesi stanno mostrando vicinanza nei miei confronti e una volontà evidente di camminare insieme al proprio vescovo.
Questo mi fa davvero molto piacere”. Afferma il vescovo Marino. “La diocesi di Savona, la città e il suo comprensorio hanno una storia antica mentre la diocesi di Chiavari dalla quale provengo è più moderna: risale al 1892. Sicuramente, abituato come sono stato fino ad oggi a vivere in cittadine più piccole, io che sono nato a Brescia ma mi sono trasferito da bambino, vedo Savona una realtà più grande e devo ancora prendere un po’ di familiarità con le sue vie e i suoi ambienti ma confido comunque che mi accolga come un suo figlio”.
Una delle principali preoccupazioni per il presule è quella del lavoro che non c’è: “Vedo che per Savona in particolare questo del lavoro è un tema davvero difficile come del resto lo è un po’ in tutta Italia. Negli anni l’industria è andata via e quel che rimane, pensiamo a Tirreno Power e a Bombardier incontra forti limiti ad andare avanti. Quel che più mi preoccupa in questa situazione è che molti giovani sono costretti a lasciare il territorio e che molte famiglie non riescano a vivere in un modo dignitoso.
Tuttavia per questa problematica non ho risposte, ma solo domande e preoccupazioni. Sono comunque vicino a tutti in questo momento particolarmente complesso”. Il nuovo pastore della diocesi di Savona – Noli però non ci sta a guardare la realtà in toni pessimistici o di rassegnazione, specie guardando al rapporto tra giovani e chiesa: “Una parte di giovani sicuramente vive gli ambienti parrocchiali e dello scoutismo, ma vi è un’altra parte non certo trascurabile che questi ambienti li frequenta meno o per nulla e verso di loro la chiesa deve colmare la distanza.
Si deve incontrare la loro domanda di spiritualità e di senso con l’offerta che la chiesa può e deve dare”. Ma il futuro don Gero come lo vede in sintesi?: “Da credente quale sono e da religioso non posso che pensare ad un futuro buono. Ma sarà tale soprattutto nella misura in cui saremo tutti in grado di guardare avanti e di superare il passato.
Certo negli anni scoersi ci sono state vicende anche gravi come il fenomeno della pedofilia o gli scandali amministrativi e finanziari. Ma pur dovendo rielaborare questi fatti non dimenticandoli sicuramente, abbiamo il dovere di costruire un percorso nuovo, diverso. In questo senso io un tempo avevo programmi, piani, proposte, oggi preferisco mettermi in ascolto.
E proprio in questo ascolto ho avuto modo, in questi mesi, di sentire qualcuno raccontarmi di quando i genovesi interrarono il porto e imposero alla città condizioni di vita dure e inaccettabili. Ma sono trascorsi 500 anni e più da allora, oggi mi pare che si possa guardare a qualcos’altro senza tutte le volte doverci riferire alle ferite del passato”.
E il rapporto con il vescovo, ormai emerito, mons. Lupi come lo valuta Mons. Marino?: “C’è tra noi molta amicizia e condivisione tra noi. Lui è contento che io gli sia succeduto e che ora sia vescovo di Savona – Noli”.