Torniamo a parlare di una persona speciale. Una delle poche che abbiano attraversato la recente storia di Savona.
Ci riferiamo a monsignor Vittorio Lupi che, in una cattedrale gremita, la consegnato i suoi lunghi e faticosi anni di lavoro nella diocesi ad una coraggiosa e bella omelia.
Senza infingimenti e senza strategie Lupi ha chiamato le cose con il proprio nome. Ha parlato dei cuori che hanno sanguinato, in questi anni, a causa del cancro della pedofilia, che si è annidato per troppo tempo nell’ombra delle parrocchie.
E poi ha parlato d’altro. Di tanto altro. Di cose di Chiesa e di cose di tutti.
Savona, città immemore e ingrata, non ha forse meritato un prete così. E non sappiamo se la Storia – quella piccola della nostra città e quella più grande della Chiesa – riconoscerà, un giorno, a questo uomo mite e gentile il coraggio, la fede e la forza che lo hanno guidato in questi anni difficili.
Forse la Storia, prima o poi, lo farà. Ma sarebbe bello che anche quel pezzo di città berciante e volgare che lo ha spesso insultato e preso di mira ne riconoscesse finalmente il valore, l’onestà e il rigore.
Ma agli eserciti dei malmostosi crediamo sia ignoto anche l’onore delle armi.