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Domenica si sceglierà il prossimo sindaco di Savona. Conviene votare.

A Sherwood l’istituto delle primarie non esiste. Ma a Savona sì.
L’idea è semplice: visto che il partito (in questo caso il Pd) non è in grado di selezionare i propri candidati, la patata bollente passa agli elettori.
In un passato recente, in Liguria, le primarie hanno fatto disastri. Ma c’è qualcosa nel Pd (sindrome di Stoccolma? sado-masochismo? what else?) che induce alla reiterazione delle primarie.
Dunque, gli ottimi Cristina Battaglia e Livio Di Tullio, loro malgrado, si ritrovano a sfidarsi per una candidatura a sindaco di Savona.
A me Lady Cristina piace. E pure Gros Livio. Per ragioni diverse, perché i due sono, appunto, assai diversi. Ma soprattutto perché mi sembrano in grado, entrambi, di governare una città come Savona. Non manca loro l’esperienza, il carattere, la competenza, la passione, la serietà.
Ma non è di questo che volevo parlare.
Ho letto, qualche giorno fa, che il Movimento 5 Stelle – attraverso i soliti percorsi imperscrutabili – ha finalmente scelto il proprio candidato. Si chiama Salvatore Diaspro e vanta un curriculum di tutto rispetto: “Sposato, 48 anni, è uno dei militanti di lungo corso del Movimento, da sempre in prima linea per le battaglie dei 5 Stelle”.
Perbacco. Roba da far tremare i polsi.
Con tutto il rispetto per il battagliero Diaspro, per la mite Pongiglione, il buon comunista Barisone, per il listone del centro-destra che tra qualche giorno sarà ufficializzato (e che pare non aspiri a più del 10%) e di quanti verranno, e nonostante quanto dicano gli analisti, mi pare che per la poltrona di sindaco la partita sia, sostanzialmente, una faccenda a due: Cristina Battaglia contro Livio Di Tullio. O, se preferite, Livio Di Tullio contro Cristina Battaglia.
Perché?
Perché i sondaggi parlano chiaro. Anche se non ne parla nessuno.
Perché la storia di Savona parla chiaro. Anche se pochi se la ricordano.
E perché i savonesi, anche se non sembra, prima di votare ragionano.
Dunque, domenica, si eleggerà il sindaco di Savona.
Io, non abitassi a Sherwood, andrei a votare. Così, tanto per dire la mia.
 

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