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Mostra sulle piantine di Capo Mele: inaugurazione domani alle 18

L’Associazione Vecchia Laigueglia con il patrocinio del Comune di Laigueglia organizza presso l’ex Sanità Marittima di piazza Cavour una mostra sulle piantine di Capo Mele: l’inaugurazione sarà domani, mercoledì 23 marzo alle ore 18.00, e a seguire la cena-conferenza alle ore 20.00 presso il ristorante Pacan, sempre in piazza Cavour.
Le piantine di Capo Mele, a cura di Mario Ferrando.
O, forse, sarebbe più corretto titolare: “Le piantine a Capo Mele”.
 Perché in questa lingua di terra che si allunga nel nostro mare non cresce alcuna specie che non sia reperibile anche in altre zone della Liguria; ma data la conformazione del Capo, che varia dalla costa sabbiosa, alla roccia a strapiombo sul mare, alla gariga, a zone antropomorfizzate, passeggiando lungo i suoi sentieri oppure costeggiandolo con la barca, si possono ritrovare numerosi esemplari che sfruttano i diversi habitat per crescere e contribuire a cambiare la bellezza del paesaggio col mutare delle stagioni.
A poca distanza da dove frange l’onda cresce in abbondanza l’erba di San Pietro (Crithmum maritimum), pianta che ricerca i suoli impregnati di sale, diffuso dagli spruzzi del mare quando è agitato; in tempi remoti è stato così grandemente utilizzato per scopi alimentari da rischiare la scomparsa in alcune zone.
La Barba di Giove (Anthyllis barba jovis) vive sulle rocce marine, un tempo assai diffusa mentre oggi sopravvive in pochi “santuari naturali”, è un arbusto che tra aprile e maggio regala una fioritura in compatti capolini color giallo-zolfo e tutto l’anno offre lo spettacolo di preziose foglie argentate.
L’Ecballium elaterium, una delle zucche di mare, è curioso per le bacche che, una volta giunte a maturazione, letteralmente “sparano” fuori semi e polpa zuccherina al solo contatto con la scarpa.
Nei sentieri sulla sommità si incontrano il mirto, l’erica arborea, l’erba dei frati (globularia alypum) – detta anche “Erba da fréve” per le proprietà medicinali che un tempo venivano ricercate nelle sue radici – cespuglietto ramoso che ama i suoli aridi e le cui corolle azzurre sono tra le prime a fiorire, già da dicembre, non appena le giornate riprendono ad allungare il periodo di luce.
I Cisti quando la flora primaverile lascia il posto a quella estiva danno vita ad uno spettacolo tanto appariscente quanto effimero, con i loro fiori che si schiudono alla mattina ancora “spiegazzati” e spesso durano solo il tempo di un giorno.
I corbezzoli sono caratteristici per i loro frutti rossi, i fiori bianchi e le foglie verdi che – come ci insegnavano i maestri alle elementari – ricordano i colori nazionali; il lentisco ed il ginepro a fianco alla via ci guidano con demarcazioni spesso difficilmente valicabili. La Barlia Robertiana è la più precoce delle orchidee nella fioritura; la possiamo trovare in abbondanza negli incolti collinari, vistosa e robusta con i suoi fiori viola-rossastro.
I perpetuini profumati (Helichrysum italicum) devono il loro nome oltre che all’intenso e piacevole profumo di liquirizia che ne anticipa spesso il ritrovamento, all’abitudine di confezionarli in mazzetti secchi che mantengono il loro colore naturale anche dopo la completa essicazione.
Ed a primavera non è infrequente imbattersi in qualche signora che, districandosi tra le fastidiose spine della Smilax Aspera “strappabraghe”, trascorre qualche ora di svago alla ricerca di asparagi selvatici, i cui germogli vengono ancora oggi raccolti nelle campagne e nei luoghi incolti per farne ottimi risotti, frittate e minestre.
Nella mostra si trovano una trentina di piante, volutamente ho rappresentato le più comuni, quelle in cui è più facile imbattersi durante le escursioni.
Per rappresentarle ho utilizzato la scannerizzazione; si possono in tal modo osservare gli esemplari a dimensione reale, sono rimasti così come appena raccolti, senza la pretesa di una composizione esteticamente bella o artistica.

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